Il mobile antico è un oggetto complesso, frutto dell'abilità di artigiani, custodi di tecniche tramandate nei secoli.
Come ogni manufatto antico è un documento storico, testimone ed espressione dell’epoca a cui appartiene, ma allo stesso tempo ha anche una propria storia personale, vissuta stando a stretto contatto con generazioni di uomini che lo utilizzavano quotidianamente. Proprio per quest'ultima ragione, i mobili antichi sono frequentemente oggetto di usura e di rotture.
Il nostro lavoro di restauro inizia con un sopralluogo per poter analizzare lo stato di conservazione del mobile e di conseguenza valutare il tipo di intervento da proporre al cliente. In laboratorio fotografiamo il mobile per documentarne lo stato di fatto e le varie fasi di intervento in modo da tenere traccia del "prima e del dopo" l'attività di restauro.
Solitamente l'attività di falegnameria, ovvero le riparazioni di parti rotte, mancanti o in fase di rottura, viene eseguita per prima. Gli interventi più comuni riguardano la struttura del mobile ed hanno per lo più ad oggetto:
Il consolidamento riguarda l’incollaggio di tutte le parti staccate o sollevate. Una nota speciale merita il ripristino degli impiallacci e lastronati sollevate, un lavoro minuzioso e accurato che mira a prendersi cura della preziosa "pelle" che riveste molti mobili di pregio.
Nel restauro dei mobili antichi si usa la colla a caldo di origine animale che veniva utilizzata nei secoli scorsi, prima dell’avvento dell’industria chimica e dell’invenzione dei prodotti già pronti, come la colla vinilica. Nel restauro si rispettano i metodi di costruzione e i materiali usati nelle epoche passate e si utilizzano procedimenti reversibili, ovvero si lavora in modo che i futuri restauratori possano operare sapendo che chi li ha preceduti ha usato gli stessi materiali in armonia con l’integrità dell’opera.
Durante la fase della ricostruzione si applicano le varie tecniche per ripristinare le parti rotte o mancanti dell’opera attraverso:
Nelle integrazioni si usano gli stessi legni presenti nell’originale stagionati e trattati con antitarlo.
La patina è il processo di invecchiamento naturale del mobile. Sono i segni che il trascorrere del tempo ha lasciato sul mobile ovvero i suoi angoli smussati, un frontale di cassetto o un piano imbarcato, le irregolarità degli intarsi, il colore che il legno ha assunto dopo secoli di esposizione alla luce del sole e all’ossigeno dell’aria. Insomma la patina è quell’aspetto che tanto ci piace e ci attrae negli oggetti antichi, che ci racconta una storia e che li rende così differenti da mobili o oggetti fatti in serie. Questo è il motivo per cui in un restauro a regola d’arte è meglio non carteggiare (è un’azione aggressiva che modifica irrimediabilmente le superfici in legno danneggiandole).
Il restauratore serio lavora per la conservazione dei manufatti antichi e si orienta sempre verso due strade:
La prima opzione ci interessa quando valutiamo di conservare in parte o completamente la vernice originale poichè ancora in buone condizioni. La seconda opzione invece la scegliamo quando la vernice è molto danneggiata e bisogna rimuoverla.
Nella ristrutturazione di un mobile antico la vernice rappresenta un aspetto cruciale. Col tempo, infatti, gli arredi antichi si ossidano e si ingialliscono, hanno graffi o rigature, sono ammuffiti o sbiancati, compromettendo così l’aspetto estetico del legno. Questo può derivare da una cattiva conservazione del mobile ad esempio a causa della permanenza dello stesso in ambienti umidi oppure troppo colpiti dal sole o l’uso di prodotti aggressivi per la pulizia quotidiana delle superfici.
Quando una vernice è invecchiata male e si è scurita oppure ha virato di colore è giusto rimuoverla perchè compromette la leggibilità del mobile. In entrambi i casi si usano prodotti chimici non aggressivi per l’opera o per la salute dell’operatore. Purtroppo a volte si vedono mobili rovinati da interventi aggressivi che li lasciano sbiaditi e sfibrati, oppure che li rendono estremamente scuri. In questi casi di antico è rimasto ben poco…
Davanti ad una vernice un restauratore serio si chiede di che tipo di vernice si tratta e se è meglio conservarla o rimuoverla. Tra i vari strumenti del restauro ci sono dei test (test di Feller) per “leggere” una vecchia vernice.
Test di Feller
Quando una vernice è in buone condizioni è possibile pensare ad una pulitura, ovvero ad un intervento che toglie lo “sporco” e restituisce luminosità, oppure si può assottigliare la vernice andando a rimuovere il primo strato rovinato, conservando il resto. Sono considerazioni importanti che incidono sul valore storico e quindi commerciale dell’opera.
Di fronte ad una vernice irrimediabilmente danneggiata si procede con la sverniciatura, ovvero la rimozione totale, conservando però la patina del legno!
In questa fase della ristrutturazione del mobile si usano solventi e altre sostanze chimiche professionali. Senza entrare troppo nello specifico, precisiamo che il restauratore specializzato prepara da sè i propri sverniciatori, attingendo alle proprie conoscenze di chimica del restauro. Questa è una buona pratica perchè permette di progettare interventi delicati e selettivi. Raramente si fa ricorso a prodotti già pronti all’uso come gli sverniciatori universali. Questo perchè possono essere troppo aggressivi nei confronti del legno, portandolo ad effetti indesiderati e irreversibili (sbiancamenti, sfibramento del legno, variazioni cromatiche…) e non meno importante essere pericolosi per la salute dell’operatore…
Prima dell'arrivo delle vernici create dall’industria chimica nel Novecento, il legno si proteggeva con prodotti di origine naturale che ogni singolo artigiano fabbricava da sè.
I principali ingredienti a disposizione erano i seguenti:
A seconda della tipologia di mobile che ci si trova davanti, i metodi di verniciatura sono gli stessi.
Nel restauro dei mobili antichi la verniciatura più conosciuta e pregiata è lo stoppino, realizzato con la gommalacca sciolta in alcol 99°.
Con il termine stoppino ci si riferisce alla tecnica messa a punto verso la fine del Settecento che prevedeva l’uso di un tampone per stendere e lavorare la vernice. E’ una tecnica laboriosa che richiede molto esercizio ed esperienza per essere eseguita a regola d’arte. La fatica è ben ripagata, infatti, le superfici lignee verniciate a stoppino acquistano una lucentezza e una morbidezza non paragonabile a nessun' altra tecnica. Il massimo successo della verniciatura a stoppino si ha con i mobili ottocenteschi verniciati a specchio.
Gommalacca in scaglie sciolta in alcol
Verniciatura tramite stoppino a gommalacca